Con Il termine “stagno” si indica un’ampia gamma di corpi d’acqua dolce e lentica di diversa superficie, profondità e origine. Non c’è un accordo universale su quanto debba essere estesa una raccolta d’acqua dolce per essere chiamata stagno. Gli stagni possono andare da un metro quadrato fino a qualche ettaro.

Lo stagno, grande o piccolo che sia, è un ambiente di vita e riproduzione per tantissime specie animali e vegetali, fra cui molte risultano rare e minacciate (protette dalle normative nazionali ed europee). Presi singolarmente gli stagni possono sembrare poco importanti e insignificanti; nel loro insieme sono una risorsa importantissima ed infatti rappresentano il 30% della superficie globale delle acque ferme.

Fra le caratteristiche peculiari degli stagni possiamo citare la ridotta estensione, la scarsa profondità dell’acqua e le frequenti fluttuazioni del suo livello, a seconda della stagione; anche la temperatura e la torbidità dell’acqua oltre che il livello di ossigeno disciolto, subiscono marcate fluttuazioni giornaliere e stagionali. Alcuni stagni contengono acqua tutto l’anno e altri passano attraverso cicli di riempimento e di prosciugamento. In qualche caso sono effimeri, ovvero hanno acqua solo per poche settimane, dopo periodi di intense precipitazioni. Gli stagni possono poi gelare molto facilmente in inverno.

Anche se tecnicamente vengono definiti come “aree umide minori”, assolvono un grande numero di servizi ecosistemici. Per esempio è stato calcolato che, complessivamente, gli stagni possono sequestrare tanta CO2 quanto gli oceani. Sono utili poi nel mitigare gli effetti delle piogge e dell’inquinamento.

Gli stagni risultano particolarmente importanti a scala di paesaggio, per la conservazione della biodiversità, al pari di fiumi e laghi; vengono considerati come stepping-stones (“pietre di guado”), in quanto facilitano la connettività tra gli ambienti acquatici, e come hotspots (“punti caldi”) in quanto ricchissimi di vita. Possono essere importanti anche a livello storico in quanto i loro sedimenti possono fornirci informazioni sugli stili di vita delle popolazioni umane del passato.

Viste le condizioni a volte estreme che questi ambienti presentano, gli organismi che li abitano hanno sviluppato adattamenti molto peculiari. Tra le forme animali vanno evidenziate per prime quelle microscopiche che compongono lo zooplancton; queste sono in continua lotta contro la gravità che li spinge verso il fondo e quindi hanno appendici e strutture con cui nuotare e sostenersi. Fra le forme più grandi è più frequenti troviamo gli anfibi; questi possono frequentare lo stagno tutto l’anno (rane verdi) o solo in corrispondenza della stagione riproduttiva (rospi e tritoni). Oltre a questi possiamo immaginare molluschi, insetti, ragni, pesci, bisce d’acqua.

Gli stagni sono importanti punti di abbeverata, di sosta e di caccia per numerosi animali. Vi vediamo spesso volare sopra libellule e rondini; molte specie di pipistrelli frequentano questi ambienti per  nutrirsi di insetti che emergono dal’acqua.

Tra le forme di vita vegetale troviamo le alghe, soprattutto quelle unicellulari; queste fluttuano in acqua costituendo il cosiddetto fitoplancton. Esse hanno bisogno della luce solare e quindi vivono soprattutto nella fascia superiore della colonna d’acqua. Abbiamo poi le piante superiori (idrofite) che vivono sommerse; queste sono in grado di assorbire le sostanze minerali non solo attraverso le radici ancorate al fondo ma anche attraverso fusto e foglie.

Gli stagni possono essere di origine naturale o artificiale. Molte pozze e stagni esistono grazie ad attività tradizionali un tempo legate alla campagna; non mancavano mai in prossimità dei poderi e dei piccoli borghi ed erano un elemento importante del paesaggio rurale. Esiste, infatti, un’immensa varietà di termini regionali usati per questi piccoli corpi d’acqua che riflettono la loro importanza per le culture locali. L’uomo creava e manteneva tali ecosistemi in quanto funzionavano da riserve d’acqua per l’irrigazione, abbeveratoi per il bestiame, luoghi per la lavorazione del vimini.

Gli stagni e le aree umide minori non sono oggi così diffusi come lo erano un tempo e risultano tra gli ecosistemi acquatici più vulnerabili e in pericolo. Sono minacciati dallo sviluppo edilizio, dall’agricoltura intensiva e le opere di bonifica.

Un elevato numero di specie che vivono nelle piccole zone umide sono incluse nelle cosiddette “Liste Rosse”, cioè quelle considerate rare o minacciate. Va poi sottolineato come più del 50% delle specie di anfibi elencate nella Direttiva Habitat sia associato agli stagni.