Il paesaggio rurale toscano comincia a delinearsi dopo il Mille quando entra in crisi il sistema feudale. Tale organizzazione territoriale si basava su una miriade di piccole comunitĂ  di contadini assoggettate ai poteri signorili; queste avevano creato un paesaggio produttivo molto semplificato, basato su campi coltivati a cereali disposti a corona intorno agli abitati, con un modesto allevamento di ovini, equini e bovini. Al di fuori di queste realtĂ  regnavano boschi e acquitrini.

Lo sviluppo del sistema urbano, tra i secoli XII-XIV, portò alla disgregazione del sistema feudale e alla nascita di nuove organizzazioni territoriali. La borghesia cominciò a rivolgere l’attenzione alla terra e si impossessò di vasti patrimoni fondiari; prese campo così la “mezzadria”. In pratica un proprietario terriero concedeva ad una famiglia di contadini un “podere”, ovvero un appezzamento di terra dotato generalmente di una casa oltre a vari annessi agricoli. Le spese di gestione e i raccolti venivano divisi a metà; da qui il termine mezzadria. Un capofamiglia mezzadro si assumeva una doppia responsabilità: nei confronti del proprietario e della sua stessa famiglia che non doveva rischiare di affamare.

Fin dall'inizio, la mezzadria si basava su un contratto a breve termine, in modo che il proprietario potesse riavere la piena disponibilità del fondo nel giro di pochi anni. L’estensione del podere era solitamente dai 5 ai 10 ettari.

La mezzadria rappresentò una novità assoluta. Era così solida sia sul piano giuridico sia sociale che è arrivata, praticamente senza modifiche, sino alla seconda metà dello scorso secolo. La mezzadria interessava circa il 70-80% delle terre coltivate; si può dire che abbia condizionato la cultura e la civiltà della Toscana.

Perché un podere funzionasse le sue dimensioni dovevano essere tali da sfruttare appieno le potenzialità lavorative della famiglia a da soddisfare i suoi bisogni fondamentali. Per garantire al podere l’autosufficienza si seguiva un modello di produzione misto e molto vario che prevedeva la presenza di seminativi, oliveti, pascoli, prati, filari di vite, orti e piccoli appezzamenti di bosco. Ogni angolo doveva essere sfruttato per aumentare la resa complessiva; venivano coltivate, nello stesso luogo e allo stesso tempo, specie diverse tra loro anche in terreni problematici.

Grazie a questa impostazione nasce il tipico paesaggio rurale, quello della “coltura promiscua”; la mezzadria da vita a dei veri e propri mosaici ambientali.

Tutto si basava sul lavoro unito ad una profonda saggezza. Si seguivano i cicli colturali imposti dalle stagioni e dalle condizioni climatiche.

Concetti fondamentali del mondo della mezzadria erano: pratiche meticolose, autoproduzione, concimazione organica, minino spreco, cura e manutenzione, rispetto dei cicli biologici, uso di risorse rinnovabili. Ruscelli, fossi, sistemi di drenaggio, strade e sentieri, terrazzamenti e muretti a secco erano oggetto di costante cura e manutenzione. Questo andava di lĂ  dalle necessitĂ  immediate; era un atteggiamento spontaneo di rispetto verso il territorio in cui si abitava.

I poderi erano spesso accorpati in fattorie che costituivano il nucleo centrale della produzione agricola. La fattoria forniva ai mezzadri le attrezzature, il frantoio, il mulino, la tinaia e altri servizi fondamentali per lo svolgimento dell’attività agricola. Essa costituiva un microcosmo economicamente autosufficiente, in grado di soddisfare tutti i bisogni primari delle persone che vi erano impiegate. La fattoria divenne l'elemento di controllo del mondo economico e sociale della mezzadria. In molti casi comprendeva anche la villa padronale.

La mezzadria resiste per secoli ed entra in crisi dopo la seconda guerra mondiale, per ragioni sia economiche che sociali. Il paesaggio rurale cambia, la maglia agraria si allarga e diventa più uniforme. Vi è l’accorpamento di appezzamenti vicini, si eliminano siepi, filari di alberi o altri elementi lineari che erano serviti a separare i campi. Si affermano la meccanizzazione e la specializzazione delle colture. Il mutamento del paesaggio si accompagna alla comparsa delle case abbandonate e all’inselvatichimento di viottoli e strade campestri.

In Toscana, tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, migliaia di famiglie contadine lasciano i campi. Alcune di esse acquistano i poderi dalla grande proprietĂ  e crearono le aziende agricole. La Mezzadria viene ufficialmente abolita con un atto del Parlamento nel 1964.