Il gelso è un albero caratterizzato da una elevata longevità e può raggiungere un’altezza di 10-15 metri. Il tronco è eretto con una corteccia di colore griglio brunastro e profondamente reticolata, specie negli individui più anziani. La chioma appare espansa e di forma globosa.

Le radici del gelso sono di un tipico colore giallo arancio e caratterizzate da una elevata robustezza ed elasticità.

Le foglie appaiono di un colore verde intenso sulla pagina superiore e grigiastre su quella inferiore. Presentano un lungo peduncolo e possono avere forme e dimensioni molto diverse a seconda della varietà. La pianta assume un vivace colore giallo in autunno.

La specie è generalmente dioica e la fioritura va da marzo a maggio. Gli alberi maschi producono piccoli fiori gialli raggruppati in piccole spighe peduncolate mentre quelli femminili sviluppano fiorellini verdastri  riuniti in piccoli capolini.

La pianta produce un’infruttescenza che viene impropriamente chiamato “mora”; questa è di fatto un insieme di più frutti e prende il nome di “sorosio”. Il sorosio ha una forma generalmente oblunga con un colore che varia dal nero al bianco, a seconda della specie. La maturazione dei frutti è scalare e può protrarsi per tutta l’estate.

Il gelso è una pianta rustica che si adatta a vivere in differenti condizioni pedoclimatiche. Cresce su tutti i tipi di terreno ed in grado di sopravvivere anche a temperature notevolmente inferiori allo 0.

Il gelso è da sempre un elemento caratteristico delle campagne toscane; le sue foglie servivano da nutrimento per il baco da seta (Bombyx Mori), un lepidottero il cui allevamento era molto praticato dalle famiglie contadine. Il gelso forniva anche foraggio per gli animali domestici e il suo legno veniva utilizzato per produrre attrezzi. Purtroppo molti dei filari di gelso sono stati eliminati e rimangono spesso solo esemplari isolati nel paesaggio rurale.

Si ipotizza che la coltivazione del gelso sia iniziata nel 2700 a.C. nell’Asia Orientale per la produzione della seta. In epoca medievale questa raggiungeva cifre esorbitanti e si credeva che fosse prodotta direttamente dall’albero.

Secondo la leggenda, l’Imperatore Bisanzio promise una grossa ricompensa a chiunque fosse riuscito a portare dalla Cina le preziose uova e l’impresa riuscì a due monaci che le nascosero in bastoni di bambù. In realtà furono gli Arabi, intorno al XV secolo, a portare le uova e la pianta di gelso in Europa dando così inizio alla gelsibachicoltura.  Il gelso cominciò ad espandersi ed incorniciare i campi, le rive dei fossati e dei canali.

Intorno al 1500 la pianta divenne così importante in Italia da entrare in leggi e decreti.  Alla fine dell’800, grazie all’industrializzazione, il gelso si diffuse enormemente e l’Italia diventò il massimo produttore di seta in Europa.

A causa dell’introduzione delle fibre sintetiche, più economiche e semplici da ottenere, e la perdita di valore delle foglie di gelso, si è avuto il declino della coltivazione della pianta. I gelsi sono stati in gran parte eliminati poi per espandere i campi.

Nel nostro territorio sono due le specie di gelso che si possono incontrare: il Gelso nero (Morus nigra) e il Gelso bianco (Morus alba).