I terrazzamenti rappresentano una traccia evidente delle sistemazioni dei versanti legate alle pratiche agricole del passato. Nelle loro varie declinazioni hanno rappresentato l’opera che più profondamente ha marcato i territori rurali di montagna e collina; sono strutture che rendono possibile, da secoli, la coltivazione di terreni altrimenti non utilizzabili a causa dell’eccessiva pendenza. Essi trasformano un pendio in una gradinata di piccoli ripiani orizzontali.

L’uso del terrazzamento risale al Neolitico e poi si diffuse in Egitto e Babilonia, dove furono realizzati i primi giardini terrazzati, considerati fra le meraviglie del mondo antico. Il loro uso a fini agricoli si estese nel bacino del Mediterraneo a partire dai centri minoici e micenei. In Italia il loro impiego aumenta considerevolmente nel medioevo.

Rappresentano splendidi esempi di tecnica ingegneristica unita a funzionalità ed estetica; arricchiscono il paesaggio affascinando l’occhio del viaggiatore e del turista.

Il terrazzamento si basa su tre elementi strutturali: argine, lenza e affossature. L’argine viene realizzato per contenere il terrapieno, normalmente con tecniche di muratura a secco, utilizzando pietrame grossolano. Si crea uno scheletro portante di cui vengono poi tamponati e stabilizzati gli interstizi. Lo spessore e l’inclinazione di questa struttura sono tali da conferire la stabilità al terrapieno e il buon drenaggio delle piogge. Questo viene garantito collocando pietrisco, di diametro decrescente, nella parte retrostante al muro, in modo da ridurre la spinta idrostatica su di esso.

La lenza è la parte del terrazzamento che ospita la coltura; può anche essere chiamato pianale o ripiano. E’ una superficie piana con una lunghezza superiore ai 10-12 m; non si presenta quasi mai come orizzontale, ma sempre con una leggera inclinazione per favorire il deflusso delle acque.

L’affossatura serve per allontanare le acque in eccesso ed è costituita da piccole fosse (dette scoline o zanelle) poste lungo i margini interni delle lenze, ai piedi dell’argine della terrazza a monte.

Nei terrazzamenti possono essere piantati olivi, viti, castagni, cereali e foraggio.

Il terrazzo accumula un notevole spessore di terra e garantisce così una certa riserva di umidità; questo protegge le coltivazioni dall’aridità estiva.  I muri a secco svolgono anche la funzione di frangivento e di accumulatori di calore. Il muro a  secco, per la ricchezza a di anfratti e interstizi, possono poi ospitare molte specie animali e vegetali.

Se non vi è una cura costante della struttura questa manifesta fenomeni di spanciamento o slittamento, fino al crollo di sezioni più o meno larghe. Questo è ciò che sta succedendo in gran parte dell’Italia in seguito all’abbandono delle attività agricole di montagna e collina. Con i terrazzamenti scompare un tratto fondamentale del paesaggio rurale che testimoniava come l’uomo, con il suo ingegno, fosse riuscito a modellare i territori, anche quelli più impervi e all’apparenza improduttivi.