Il Granchio di fiume è un crostaceo legato a torrenti e ruscelli con acqua corrente e limpida e fondali di ciottoli, sabbia e limo. I corsi d’acqua devono avere anche una vegetazione ripariale che garantisca buoni livelli di umidità al suolo anche d’estate. Le esigenze ecologiche della specie ne limitano la diffusione ai tratti collinari e di alta pianura dei corsi d’acqua.

Il corpo è diviso in tre parti: capo, torace e addome (o pleon). Capo e Torace sono fusi insieme in una struttura molto robusta detta “cefalotorace”; questa è formata da una sostanza proteica dura chiamata chitina. il cefalotorace ha forma quadrangolare con un colore che va dall’arancio scuro al bruno-giallastro sino al bruno-verdastro.

Nel cefalotorace si trovano le strutture sensoriali ovvero un paio di antenne, un paio di antennule e gli occhi composti, sostenuti da un peduncolo. Questi possono essere ritratti in cavità orbitali. Sul cefalotorace si inseriscono anche gli arti, in numero di 5 per lato. Il primo paio si è trasformato nelle chele che sono deputate alla cattura delle prede oltre che alla difesa. Le altre quattro paia servono alla locomozione.

L’addome si trova ripiegato sotto al cefalotorace; nelle femmine i quattro segmenti che lo compongono sono molto sviluppati e ricoperti da setole che trattengono le uova in una sorta di “tasca incubatrice”. Nei maschi l’addome è triangolare e assai più stretto.

L’apparato boccale, di tipo masticatore, è costituito da un paio di mandibole e due paia di mascelle. Il granchio di fiume è un animale onnivoro e la sua alimentazione comprende insetti, molluschi, lombrichi, girini, pesci di piccole dimensioni e animali morti. Si comporta anche da detritivoro e può essere osservato mentre “pascola” su substrati ricoperti di alghe o muschi. I granchi rivestono una grande valenza ecologica come riciclatori e degradatori all’interno della catena trofica.

La specie è attiva dalla primavera all’autunno. E’ un animale prevalentemente notturno quindi trascorre il giorno nascosto sotto i sassi e tra le radici degli alberi oppure nella tana (che scava nelle sponde del corso d’acqua). L’attività di scavo e costruzione delle tane può essere interpretato come un adattamento che la specie ha sviluppato al fine di superare periodi particolarmente siccitosi.

Il granchio di fiume esce normalmente a “caccia” dopo il tramonto; nelle ore notturne, infatti, le temperature sono più basse e maggiore è il tasso di umidità dell’aria. Si può dunque dire che ha un comportamento anfibio e può essere osservato anche lontano dagli ambienti acquatici poiché è molto portato alla deambulazione terrestre.

I maschi sono normalmente più grandi delle femmine e comunque, a parità di dimensioni, hanno chele più sviluppate.

La riproduzione avviene nel periodo estivo. Il maschio porta 2 paia di stili copulatori nell’addome con cui veicola a un sacchetto di sperma nel ricettacolo seminale femminile. Lo sperma viene conservato dalla femmina nelle “spermateche”. La fecondazione delle uova è quindi successiva all’accoppiamento. La femmina può produrre sino a 200 uova dalle quali si schiudono, dopo circa 40 giorni di incubazione, dei piccoli “granchietti” simili all’adulto che vengono trattenuti all’interno dell’addome per alcune settimane. Durante il periodo riproduttivo i maschi possono compiere anche lunghi spostamenti per aumentare la probabilità di incontrare femmine recettive.

Durante l’accrescimento il granchio compie delle mute con le quali la cuticola, che costituisce l’esoscheletro, viene rinnovata. L’animale secerne un enzima che scioglie lo strato interno dell’esoscheletro e produce un nuovo rivestimento sotto a quello vecchio.

Il granchio di fiume è una specie a rischio in quanto gli ambienti idonei sono in forte contrazione per cause antropiche. La specie è molto sensibile nei confronti dell’inquinamento, della diminuzione delle portate dei corsi d’acqua e dei tagli della vegetazione ripariale. A questi fattori si aggiunge la pesca di frodo.