Il fico è una pianta dal tronco corto e ramoso, con corteccia liscia e di color grigio-cenerino. Le piante adulte hanno una chioma molto espansa grazie alle numerose ramificazioni che tendono ad andare verso l’alto. L’apparato radicale è molto espanso ma non scende a grandi profondita nel terreno.

Le foglie sono ampie e lunghe (sino a 25-30 cm), ruvide, con tre o cinque lobi. Sono disposte sui rami in posizione alternata. La pagina superiore è di colore verde più intenso rispetto alla pagina inferiore. All’interno del fico scorre il lattice, una caratteristica linfa bianca molto appiccicosa.

La specie è molto frugale e riesce a crescere sui suoli sassosi, sulle rupi e nelle fessure di vecchi muri. Non predilige i suoli troppo argillosi o umidi; tollera bene la siccità ma non le basse temperature.

All’estremità dei rami si sviluppano le gemme a legno e le gemme fiorifere dalle quali si generano i siconi.  Il siconio è ciò che comunemente viene considerato il frutto del fico; il suo colore varia dal verde al giallo al nero-violaceo. I siconi sono strutture cave e carnose al cui interno sono racchiusi i fiori; essi presentano un’apertura apicale, detta ostiolo, che consente l'entrata degli imenotteri pronubi.

I veri frutti sono minuscoli acheni, contenuti nella polpa, di cui avvertiamo la presenza durante la masticazione.

Il fico si può trovare sotto sue forme, quella selvatica (detto Caprifico) e quella domestica, dalla quale si ottengono i fichi più appetibili. L’infiorescenza del fico domestico è provvista soltanto di fiori femminili mentre quella del caprifico ha sia fiori femminili che maschili.

Nei caprifichi si succedono durante l’anno tre tipi di siconi: Mamme, Profichi e Mammoni. Questi maturano rispettivamente alla fine della primavera, in estate e in autunno. Nel fico domestico si hanno, invece, due forme di siconi: Fioroni che maturano nella tarda primavera e i Fichi veri che maturano in agosto-settembre.

La fecondazione dei fiori è resa possibile grazie alla Blastophaga psenes, un imenottero che svolge il suo ciclo biologico nell’infiorescenza del caprifico. All’interno degli ovari dei fiori femminili si creano delle piccole 'galle' dove maturano le larve di quest’insetto. In aprile nascono i maschi, non alati, i quali fecondano le femmine mentre esse sono ancora rinchiuse nella galla. Dopo la fecondazione i maschi muoiono e le femmine escono attraverso l’ostiolo, dove sono presenti i fiori maschili. Queste s’imbrattano di polline e lo trasportato su altri sui fiori femminili, sia del caprifico che del fico domestico, assicurando così la fecondazione. Nel fico domestico le blastofaghe non riescono a depositare le uova ma solo circolare fra i fiori.

Senza il caprifico, dunque, non si può avere la fecondazione del fico domestico. In alcune aree si usa appendere i siconi del primo, ricchi di insetti e polline, ai rami del secondo; questa tecnica è conosciuta come “caprificazione”.

 

Il fico è originario dell'Asia sud-occidentale; da qui si è diffuso poi in Europa. Questa specie è sacra per buddisti e musulmani; viene inoltre menzionato spesso nella Bibbia (la foglia di fico ricopre la nudità di Adamo nel giardino dell'Eden). Nella Grecia antica le piante di fico erano legate al Dio Dioniso e a Roma alcune di esse venivano addirittura venerate.  In ragione del lattice che scaturisce da rami e frutti, i fichi venivano piantati davanti al tempio di Rumina, dea dell’allattamento.

Il fico, nella cultura contadina, era il punto per riposarsi al fresco nelle ore più calde dei mesi estivi; sotto la sua chioma venivano tenute al fresco le bevande durante il lavoro nelle campagne.