Il nome del genere deriva dal greco Kypros ovvero Cipro, isola dell'Egeo dove cresce diffusamente. II nome della specie, sempervirens, fa riferimento alla sua longevità; il cipresso può infatti raggiungere i 2000 anni di vita.

Si tratta di un albero sempreverde, dal portamento affusolato che può raggiungere i 30 metri di altezza.

Il cipresso è una specie molto plastica rispetto alle caratteristiche del suolo; questo può essere sabbioso, argilloso, scistoso, con presenza di calcare e anche leggermente salino.

La specie è termofila e xerofila, adattata quindi a condizioni climatiche con una distribuzione irregolare delle precipitazioni. La sua resistenza al calore è molto marcata.

Il tronco ha un aspetto colonnare e vigoroso. La corteccia è bruno-grigiastra, con striature longitudinali.

La pianta possiede un sistema radicale fittonante che può approfondirsi notevolmente. Le radici a volte si diffondono in superficie anche a notevole distanza.

Le foglie sono piccole e squamiformi (da 0,5 a 2 mm) di color verde-grigiastro scuro. Queste si dispongono le une sopra le altre come se fossero tegole embricate.

La pianta è monoica cioè nello stesso esemplare si trovano fiori maschili e femminili. I coni maschili (microsporofilli) sono ovoidali, giallognoli e si trovano all'apice dei rametti; quelli femminili (macrosporofilli) sono ellissoidali e sono formati da squame poligonali. L’antesi (fioritura) avviene da febbraio a maggio; l’impollinazione è operata da parte del vento.

I frutti sembrano delle piccole sfere e vengono chiamati strobili o galbuli. Sono verdi quando immaturi e diventano marrone-grigio con lo sviluppo. Sono composti da squame legnose a forma di scudo pentagonale e contengo da 5 a 20 semi (acheni). La deiscenza (apertura) dei galbuli si ha con l’arrivo della stagione caldo-secca.

Il legno è molto duro, di colore grigio-giallino, aromatico e non resinoso. Ha la caratteristica di essere quasi imputrescibile e inattaccabile dai tarli per cui è molto ricercato per mobili e infissi.

Il Cipresso è uno degli alberi simbolo del paesaggio mediterraneo. La sua presenza e diffusione in Italia è di origine esclusivamente antropica in quanto non specie autoctona. I greci lo consideravano sia un simbolo della bellezza femminile sia un simbolo funerario. La forma slanciata e la natura sempreverde ricordavano come l'anima dei defunti si elevasse verso il cielo. Orazio descrive come i morti venissero seppelliti insieme a un ramo di cipresso e secondo Plinio il cipresso veniva appeso alle porte delle case in segno di lutto. La specie veniva considerato anche simbolo di ospitalità; la sua presenza di fronte ad una casa indicava che la famiglia offriva alloggio. La pianta ha sempre ispirato i poeti (fra i quali Pascoli e Carducci).

Il suo legno, vista la resistenza all'acqua, fu usato per costruire le flotte di Alessandro Magno e dell'Impero Romano. E’ certo che le porte della Basilica di San Pietro fossero di cipresso.

Da sempre viene usato per la creazione di alberature lungo le strade. I giovani individui hanno la sorprendente capacità di ricostituire rapidamente la parti che sono sottoposte a potature. Questa caratteristica è sfruttata nel giardinaggio per formare siepi o pareti verdi (Ars topiaria).

Dalla distillazione delle foglie, dei rami e dei galbuli si ottiene l’oleum cupressi che ha un profumo rinfrescante, canforato-resinoso. E’ assai usato nell'industria farmaceutica e in profumeria.

Il patogeno più diffuso del cipresso è il Seiridium cardinale, agente del cancro corticale. Questo fungo  penetra nei tessuti della pianta attraverso ferite sulla corteccia. Da oltre 50 anni il Seiridium sta devastando le cipressete di molti paesi mediterranei. I danni sono particolarmente importanti in Italia, soprattutto in Toscana ed in Umbria, dove il Cipresso ha una notevole importanza paesaggistica e ornamentale.