L’averla piccola è un passeriforme di medie dimensioni, intermedie tra quelle del passero e quelle del merlo. E’ di facile individuazione ed identificazione perché non è schiva e ha un’inconfondibile silhouette da “rapace in miniatura”. Ha il capo ingrossato, un becco forte e lievemente adunco e una coda slanciata. La si osserva sui posatoi utilizzati per la caccia o per la difesa del territorio che possono essere alberi, arbusti, pali e fili.

La specie presenta un forte dimorfismo sessuale. Il maschio adulto ha un piumaggio appariscente in cui si nota un’ampia mascherina nera ai lati della testa ed un dorso castano-rossastro. Femmine e giovani hanno un piumaggio meno appariscente e distinto, sostanzialmente di colore bruno-rossiccio.

Il suo volo è ondulato per brevi tratti e rettilineo sui lunghi percorsi.

L’averla piccola è una specie migratrice a lungo raggio. Può percorrere distanze anche di 10.000 chilometri tra i quartieri di svernamento e quelli di riproduzione.

E’ presente in Italia a partire dalla fine di aprile e riparte per l’Africa (dove sverna)  fra l’inizio di luglio e settembre. La specie resta, in media, un centinaio di giorni nel sito di nidificazione, poi trascorre altri cento giorni in migrazione. Una volta arrivata in Africa ci rimane circa120 giorni e quindi ritorna in Europa con un viaggio più rapido (45 giorni). La sua migrazione è ad “anello” in quanto i percorsi che segue non sono gli stessi durante l’autunno e la primavera.

L’averla piccola nidifica in aree dove vi sono paesaggi agricoli di tipo tradizionale, con pascoli, praterie, ampie radure ed incolti. Ha bisogno di arbusti, siepi e piccoli boschetti che usa come posatoi per la caccia o siti per la nidificazione. In questi ambienti vi è, normalmente, una certa abbondanza di insetti che fungono da prede.

L’averla piccola caccia con l’appostamento in punti dominanti. E’ capace di individuare insetti in movimento fino a una distanza di 30 metri; questi vengono catturati col becco dopo un volo rapido e diretto. Si nutre anche di rettili, anfibi, uccelli e piccoli mammiferi. Le prede vengono a volte “immagazzinate” su arbusti spinosi, fili spinati, rametti spezzati; l’uccello le infila creando delle vere e proprie “dispense”. Le parti non digeribili (peli, ossa, frammenti chitinosi degli insetti) vengono rigurgitate sotto forma di boli.

La stagione riproduttiva va da maggio a luglio-agosto. Il legame di coppia è monogamo e dura una stagione riproduttiva. Nelle parata nuziale il maschio compie vari “inchini” e offre anche delle prede alla femmina. Esso si dimostra poi estremamente  territoriale.

L’Averla piccola ha un repertorio vocale piuttosto limitato. Il suo canto è gorgheggiato ma viene emesso di rado, anche nel periodo riproduttivo. E’ più frequente ascoltare un richiamo poco gradevole che ricordano un “SCIACK” o “CECK-CECK”. Questo viene emesso per difendere il territorio dai conspecifici o in seguito all’avvistamento di un possibile predatore. I giovani emettono poi grida acute e stridenti con cui reclamano l’imbeccata dal folto di un arbusto.

La popolazione europea dell’Averla piccola mostra, da alcuni decenni, una tendenza alla diminuzione. Le principali cause del declino della specie sono da ricercare nella progressiva alterazione e scomparsa degli habitat idonei. E’ sempre più diffusa la conversione delle colture miste in monocolture che porta anche alla scomparsa di siepi, filari alberi isolati e incolti marginali. Nel banco degli imputati c’è anche l’abbandono dei pascoli, con conseguente invasione degli ambienti aperti da parte del bosco.

L’averla piccola viene considerata un bioindicatore; la sua presenza è associata ad ambienti agricoli con elevata diversità biologica. La specie, per il suo stato di conservazione sfavorevole, è inserita in numerose liste di tutela a livello internazionale. E’ inclusa nell’Allegato I della Direttiva Uccelli e nell’Allegato II della Convenzione di Berna.